Ricordate la commedia americana La morte ti fa bella? Le due protagoniste, i premi Oscar Meryl Streep e Goldie Hawn, sono ossessionate dalla paura di invecchiare al punto tale da comprare da una sedicente fattucchiera, interpretata da una splendida Rossellini, un elisir di lunga vita. Le due donne sono in perenne competizione l’una con l’altra e l’ossessione di apparire sempre giovani e belle domina l’intera commedia.
Ma fin dove si è disposti ad arrivare per ottenere o mantenere la giovinezza? Sino all’impensabile, oserei dire. Per molti l’apparire è di gran lunga più importante dell’essere, così c’è chi tenta la qualsiasi pur di ottenere un miglioramento del proprio aspetto e chi, benedetta da madre natura, fa di tutto per non perdere tale gradito, anche se non durevole, dono.
Da tutto questo scaturisce il business dell’industria del cosmetico, che servendosi di testimonial di eccezione a far da specchietto per le allodole o di alchemici ritrovati della chimica del bello, hanno proposto negli anni i più svariati prodotti che decantavano ogni sorta di miracoloso risultato. “Pozioni” ed “elisir” di eterna giovinezza dei nostri giorni vedono come principio attivo o componente INCI: bava di lumaca, veleno di vipera e di ape, sino alla presenza di metalli preziosi.
THO-RADIA e gli altri ritrovati di bellezza radioattiva.
Impossibile non fare il collegamento con quanto trovato sul numero di Agosto del 1939 de La Cucina Italiana, quando insieme alla Capo-Massaia, durante la ricerca di articoli interessanti, ci siamo imbattute in una vecchia pubblicità a piena pagina di un prodotto cosmetico noto come crema “THO-RADIA“, il cui principio attivo era principalmente il Radio, uno tra i tanti elementi radioattivi scoperto nel 1898 dagli scienziati Marie e Pierre Curie.
Tho-Radia acquista molta popolarità in Francia negli anni 30, formulata da un certo Dr. Alfred Curie, che nulla aveva a che fare con i coniugi omonimi scienziati e scopritori appunto del Radio. La crema viso era particolarmente popolare, la sua formulazione era la seguente: 0,5 g di Cloruro di Torio e 0.25mg Bromuro di Radio per 100g di prodotto.
“Rimane brutta chi vuole”, diceva lo slogan di una pubblicità che esalta i benefici del prodotto.
Ma il presunto Dr. Curie non si ferma alla crema, formula anche la polvere Tho-Radia -che contiene Titanio oltre a Radio e Torio -, il dentifricio e il sapone, raccomandato per la pulizia dei neonati. Questi prodotti soddisfacevano le norme farmaceutiche del tempo.
Elementi radioattivi come il Radio e il Torio erano infatti considerati un beneficio per la salute nei primi anni del ‘900, questo perché non erano ancora noti i terribili effetti negativi sul corpo umano dovuti ad una esposizione continuativa e ad alta concentrazione alla radioattività, il tutto avvallato dal fatto che vi erano state delle guarigioni da particolari tumori a carico dell’epidermide proprio con trattamenti con il Radio, elemento che da di fatto il nome alla parola radioattività.
Effetti mutageni delle radiazioni, in particolare il rischio di cancro, sono stati scoperti nel 1927 da Hermann Joseph Muller, ma questo non scoraggia sciacalli ed imprenditori senza scrupoli che creano ogni sorta di preparato, rimedio e manufatto declamando le miracolose proprietà curative: giochi per bambini come il “Atomic Energy Lab” in vendita dal 1951 al 1970, supposte, preservativi, pastiglie, rimedi omeopatici come il Radithor, prodotto dal 1918 al 1928 dalla Bailey Radium Laboratories. Quella del Radithor è una storia che entra in un’altra storia. Era infatti un noto tonico che consisteva di acqua distillata, contenente almeno un microcurie di isotopi del Radio 226 e 228. Famoso per curare lo stomaco, il cancro, la malattia mentale e ripristinare il vigore sessuale e vitalità, è stato anche pubblicizzato come “Sole Perpetual” fino a che non ha guadagnato notorietà quando Eben Byers, un industriale americano, bevendone una bottiglia al giorno per quattro anni morì nel dolore atroce con un cancro della mandibola che disintegrò le sue ossa facciali.
E ancora: vasi in materiale radioattivo per avere a casa l’acqua -ovviamente radioattiva- da bere; gelati all’uranio in produzione limitata per la scoperta di un nuovo giacimento; Il Radiendocrinator, uno strano aggeggio che doveva essere posto sopra le ghiandole endocrine per rinvigorire la virilità sessuale: le barrette di cioccolato Radium prodotte da Burk & Braun, vendute in Germania nei primi anni ’30, lana radioattiva, bevande radioattive, dentifrici radioattivi, e tanto altro ancora.
Nel 1902 un inventore, William J. Martello lascia Parigi con un ricordo curioso. I famosi scienziati Pierre e Marie Curie gli avevano fornito alcuni campioni dei loro cristalli di sale di Radio. La radioattività era nuova per la scienza, per cui le sue proprietà e pericoli non erano state ben comprese, ma il lieve bagliore verde-blu del radio ne facevano un materiale affascinante, la stessa Marie Curie portava con se provette luminescenti perché erano luminose al buio. Furono così create delle tinture, la più famosa fu la “Undark”, una vernice ad alta tecnologia, con Solfuro di Zinco e ovviamente Radio, utilizzata dalla US Radium Corporation durante la prima guerra mondiale permettendo ai fanti americani di leggere i loro orologi da polso e cruscotti di notte. Essi hanno inoltre commercializzato il pigmento per prodotti a uso civile, come i numeri civici, placche per interruttori della luce, e gli occhi per bambole giocattolo. Da questo momento però i pericoli del Radio sono stati meglio compresi, ma la US Radium rassicura il pubblico dichiarando che la vernice utilizza l’elemento radioattivo in quantità talmente piccole da essere assolutamente innocua. Mentre questo era vero per i prodotti stessi, la quantità di Radio presente in fabbrica era molto più pericolosa, e questo all’insaputa dei lavoratori, o meglio delle lavoratrici. La US Radium impiegò centinaia di donne ed immigrati nella loro fabbrica a Orange, nel New Jersey. Poche aziende a quel tempo erano disposte ad impiegare le donne. Esse erano tenute a dipingere linee delicate con pennelli a punta finissima, applicando la vernice Undark su numeri molto piccoli e sulle lancette. Poiché il sottilissimo pennello tendeva a perdere la sua forma, i manager dell’azienda incoraggiavano le operaie ad usare le loro labbra e le lingue per tenere le punte dei pennelli di pelo di cammello affilati e puliti. La vernice era completamente insipida, e le autorità di vigilanza assicuravano che le guance rosee sarebbe stato l’unico effetto collaterale fisico per aver deglutito il pigmento col Radio. Il motivo di preoccupazione era ulteriormente ridotto dal fatto che il radio veniva commercializzato come un elisir medico per il trattamento di tutti i tipi di disturbi. I proprietari e gli scienziati dell’US Radium, sapevano dei veri pericoli della radioattività, ed adottarono molte precauzioni per proteggersi. I chimici aziendali spesso utilizzavano schermi di piombo, le maschere, e pinze quando si lavora con la vernice. Ma dentro la fabbrica, dove quasi ogni superficie brillava con Radio-luminescenza, questi pericoli erano sconosciuti. Alcune delle donne dipingevano le unghie e i denti con la vernice al Radio per sorprendere i loro fidanzati quando erano al buio. Ingerita da migliaia di persone, questa vernice è stata utilizzata tra il 1917 e il 1938 dalla Radium Corporation. Pochi anni dopo le operai che dipingevano quadranti si trovarono a soffrire degli effetti di avvelenamento da Radio.
Conosciuto nella storia come “The Radium Girls” le ragazze del Radio, cinque diverse donne colpite in Orange, New Jersey, chiesero risarcimento e denunciarono l’azienda. Vari effetti furono osservati nelle donne lavoratrici: anemia, fratture ossee e deterioramento della mascella chiamato Radium Jaw, in cui la mascella inizia a deteriorarsi e crescono dei tumori, causando la distorsione del viso, perdita di denti, gengive e anche sezioni delle ossa mascellari.
Mentre il termine “Radium Girls” si riferisce alla vicenda della fabbrica a Orange, nel New Jersey, molti altri lavoratori in tutto il mondo morivano per gli effetti da avvelenamento da Radio.
Quando si sparse la voce su tali terribili effetti, molti consumatori rifiutarono di acquistare questi orologi. Ogni quadrante realizzato con il Radio, dopo il 1950 fu contrassegnato con “Ra” o “R”, che sta ad indicare la presenza di vernice radioattiva sul quadrante
La Radioattività e il principio Ormesi
Questa follia collettiva accompagna l’intera umanità sino alla seconda guerra mondiale, momento storico in cui forse si comprende realmente la potenza distruttiva e il pericolo intrinseco di questi elementi, con una delle più tristi parentesi nella storia dell’uomo: I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki in Giappone.
Se i coniugi Curie separarono da rocce che contenevano uranio, un nuovo elemento che chiamarono Radio, la radioattività intesa come proprietà che hanno gli atomi di alcuni elementi di emettere spontaneamente radiazioni ionizzanti, fu scoperta nel 1896 da Antoine Henri Becquerel, mentre investigava la fosforescenza dei sali di uranio.
Oggi la radioattività è demonizzata, la gente ne ha paura, anche perché non è un pericolo percettibile con i sensi ma è un “nemico” invisibile, abbiamo assistito in prima persona al disastro di Černobyl’ e, ultimo in ordine cronologico, di Fukushima; ma in verità conviviamo a stretto contatto con la radioattività, che, ricordiamolo, è una qualità naturale di moltissimi minerali della terra. Le nostre case sono costruite con materiali che hanno una loro radiattività , dai raggi cosmici arriva radioattività, ma a questi “dosaggi” siamo salvi da effetti sgraditi, perché l’evoluzione ci arresi immuni.
Tutto questo passato al vaglio della nostra attuale consapevolezza su cosa sia la radioattività, se usata in maniera impropria, ha dell’assurdo, ma credo che ogni tempo è “vittima” della sua storia e quanto accadeva allora continua a perpetrarsi in questo momento, come ben spiegato nell’interessante articolo: “Le verità scadono”– Internazionale n.985-1 Febbraio.
Come per ogni cosa quindi, anche la radioattività non è completamente da demonizzare, gli effetti delle radiazioni a livello nucleare dal 1880 al 1980 sono stati studiati dal Dr. TD Luckey che ha pubblicato il primo libro sull’argomento nel 1981 chiamato “Radiazioni Ormesi”.
La “ormesi” si riferisce all’effetto positivo dei veleni quando questi sono in dose molto bassa. La storia dell’ormesi ha avuto inizio molto tempo fa quando il fisico-alchimista tedesco Theophrastus Bombastus von Hohenheim (1493-1541), sotto lo pseudonimo di Paracelso che affermava:”Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit” ovvero ” ovvero: Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”, è riconosciuto nella pratica medica, che l’efficacia di piccole quantità di sostanze, anche tossiche, dipende principalmente dalla dose.
Ma se credete che la “febbre” da radioattività sia caduta in disuso sbagliate, date una occhiata a questo sito dove vendono monili e altri oggetti che sfruttano il principio della Ormesi.
Mi fa molto riflettere il fatto che mentre in questi giorni ho svolto ricerche per realizzare questo articolo, ho provato tanta tenerezza e anche tristezza per le persone di quel tempo, invaghite dal nuovo che affascina e crea aspettative di una esistenza migliore. Ho poi provato rabbia per quella parte di umanità che è sempre esista ed esiste ancora, che specula sull’ingenuità e sulla buona fede altrui.
Questo scenario non è differente dall’attuale, è in atto in questo momento l’acquisizione di massa di nuove consapevolezze. Giornalisti di settore, esperti o semplici appassionati, scrivono articoli e commentano o esaminano prodotti di uso quotidiano, spiegando l’abuso, da parte delle principali aziende produttrici, dell’utilizzo dei derivati del petrolio o dei “cessori” di formaldeide (ormai accertato cancerogeno) nei cosmetici e detergenti, oppure l’introduzione di qualche stravagante molecola che promette effetti teatrali come principio attivo. Si discute di come sia dannoso portare costantemente a contatto con parti del corpo il tanto amato e da noi oramai indivisibile cellulare, della pericolosità del wi-fi o si discute di cibo e di pericolose sostanze presenti nei contenitori del cibo e nel cibo stesso.
In attesa che l’umanità compia questo ulteriore salto evolutivo, prestiamo attenzione, valutiamo e filtriamo tutte le informazioni che ci arrivano sull’efficacia di questo o quel prodotto. Abbiamo il vantaggio, rispetto ai primi del novecento, di vivere in una società dove l’informazione e la disinformazione corrono veloci. Ma non aspettiamo che ci caschi un orecchio o si sfaldi l’epidermide per capire cosa può essere meglio per noi, e soprattutto amiamoci ed accettiamoci di più così come siamo. Per quel che mi riguarda prendo in prestito una frase della magnifica Anna Magnani: “Le rughe non coprirle che ci ho messo una vita a farmele venire”.
autore: Barbara EcoGioie