1933 POLPETTONE ‘900

“In una recente riunione della Società Americana per il progresso delle scienze i dottori Flosdorf e Chambers hanno stupito l’assemblea con una curiosa esperienza. Preso un uovo crudo lo hanno esposto all’azione di un suono molto acuto. Dopo alcuni minuti l’uovo era cotto senza aver subito alcun aumento di temperatura. Il segreto di questo strano comportamento sembra risiedere nella proprietà posseduta da determinati suoni di provocare reazioni chimiche. 

La notizia di questa scoperta è di una importanza strabiliante poichè, una volta ammesso il principio, non è da escludersi che la nuova generazione possa abolire, per cucinare i propri pasti, ogni specie di combustibile. Quanto potrà essere divertente, allora, il mestiere di cuoco. Si potrà avere magari uno stufato alla Rossini, un arrosto alla Beethoven, un timballo alla Mascagni. E poi qualcuno osa dire che Marinetti è paradossale!…”

No, non è una strampalata notizia sentita a Studio aperto o a Voyager! E’ un articoletto che ho scovato nell’ultimo paginone de LA CUCINA ITALIANA dell’ottobre 1933 (dal ‘29 alla fine del ’33 LCI aveva il il formato Lenzuolo/Broadsheet  per poi passare, dal gennaio ’34, al formato tabloid), lo stesso numero che contiene anche la ricetta a cui è dedicato questo post, il “Polpettone ‘900”. Il titolo dell’ameno articoletto è “Uova cotte mediante il suono”. Curioso, non trovate?! Da quanto ne so, una vera bufala. 

Ecco, il ‘33 me lo immagino così: euforico e un po’ confuso. Fascismo in ascesa costante, guerra ancora lontana, nuove costruzioni, nuovi mezzi di comunicazione, nuove frontiere, nuovi sapori, nuovi mondi e nuovi sogni.

Ancora una volta mi chiedo da dove partire per raccontarvi questo nuovo piatto tratto dall’archivio storico de La Cucina Italiana. Cerco lo spunto iniziale, un qualsiasi filo logico, un contatto, una scintilla, un accadimento che mi giustifichi il nome del piatto o l’uso di certi ingredienti. In fin dei conti sono solo una massaia, non ho l’arguzia e l’attitudine dei veri giornalisti/scrittori. 

Parto dal singolo anno o dal quadro generale dei primi trent’anni del burrascoso ‘900? Da un singolo ingrediente o da qualche particolare tradizione? Girovagando fra cronologie e fatti storici, siti e sitarelli, foto e pdf, mi imbatto in qualsiasi tipo di informazione. Confusa, copioincollo notizie datate 1933 di cinema, sport, politica, scienza, arte, enogastronomia. Come queste:

– Nel ’33 nacque l’IRI – acronimo di Istituto per la Ricostruzione Industriale-, voluto da Mussolini per evitare il fallimento delle principali banche italiane (..e parte spontaneo un insulto, lo so!) e il conseguente crollo dell’economia, a seguito della crisi mondiale del ’29; 

– A febbraio venne sancito l’obbligo all’imbottigliamento della grappa: non più damigiane alla rinfusa, ma bottiglie e bottiglioni con regolare etichetta e sigillo di Stato.

– A marzo nacquero anche l’Inps e l’Inail; 

– Il mitico, enorme e friulanissimo Primo Carnera diventò campione mondiale dei pesi massimi; 

– In Germania Hitler venne eletto cancelliere e prese il potere; 

– In Italia la tessera del Pnf divenne requisito essenziale per poter lavorare nell’amministrazione pubblica; 

– Negli Usa F.D. Roosvelt diventò presidente degli States (c’era la Grande depressione) e a San Francisco iniziò la costruzione del Golden Gate; 

– Italia, Regno Unito, Francia e Germania siglarono a Roma il cosiddetto «patto a quattro» con cui s’impegnarono a mantenere la pace in Europa; 

– Dino Buzzati pubblicò Barnabò delle montagne e in Spagna Federico Garcia Lorca l’opera teatrale Nozze di sangue; 

– Nei cinema uscirono i film King kong, Fra diavolo con Stanlio e Olio e Piccole donne di George Cukor con Katharine Hepburn; 

– Nel parco Sempione di Milano, su progetto di Giovanni Muzio, venne ultimato il Palazzo dell’Arte, nuova sede dell’Esposizione Triennale di Arti decorative e a maggio di quell’anno, venne inaugurata la ““V Esposizione Triennale di Arti decorative” con la direzione artistica di Mario Sironi che commissionò pitture murali a 30 artisti, tra cui Campigli, Cagli, Carrà, De Chirico, Funi, Severini e lo stesso Sironi;

– In Ottobre si tenne a Roma la “Sagra della nuzionalità”, vennero celebrati 2620 matrimoni nello stesso giorno, con giubilo e orgoglio a palla del regime tutto, che donò ad ogni coppia 500 lire e una polizza di assicurazione. La  spinta patriottica di certi gerarchi li spinse ad istituire anche la “Giornata della madre e del fanciullo” e l’Opera nazionale maternità e infanzia premiò con una visita nella capitale le 93 madri più prolifiche d’Italia; 

– Un decreto legge vieta la diffusione di film doppiati all’estero. D’ora in poi il doppiaggio sarà effettuato in Italia con un controllo preventivo dei dialoghi da parte di un censore

– La nascita della Radio rurale voluta da Mussolini e dell’Istituito l’Ente radio rurale il cui scopo era diffondere il mezzo di comunicazione radiofonico nelle campagne, paese per paese, perfetto per instillare il pensiero fascista in ogni singolo cittadino italico. Se ne avete voglia, vi invito ad approfondire l’argomento qui e qui e qui .

Wow!, penso fra me e me… un anno intenso, un guazzabuglio di roba, bella e brutta. Un anno sugoso, dai sapori forti e nostrani di formaggio rognone -con l’uso del rognone supero i limiti tollerati del mio palato/testa- tartufo e carne rossa, di burro e riso e prosciutto, uova, latte e noce moscata. 

Come il Polpettone ‘900! Ecco l’aggancio. Beh, si, più che un aggancio, trattasi di similitudine fra la ricetta in questione e il tempo che l’ha concepita. 

Ci sta! Ci può stare. Checchè ne diciate. 

Ma, vi chiederete, alla fine di sto papiro, com’è sto polpettone? Buono! Mi sbilancio: buono da scarpetta, che corrisponde a un 8/8emezzo sulla scala massaica del gusto che va 0 a 10. Semplice da fare, piace a mariti e figli. Non economicissimo, ma certamente un piatto ricco e completo, che vi farà fare un figurone. Da preparare con calma, vediamo come:

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Grammi 200 di polpa di vitello, quanto una noce di burro ed un’altra di pane inzuppata nel latte. Pestare il tutto in un mortaio (o con il mixer). Ridotto bene in pasta metterla in una terrina, unire un rosso d’uovo, due cucchiai di panna, sale, pepe e noce moscata e amalgamate il tutto bene.

Stendete sulla tavola una bella fetta di vitello -circa 400 gr- ben battuta. Copritela con delle fette sottili di buon prosciutto crudo, indi con la lama di un coltello, passate uno strato liscio del suddetto composto, circa la metà; affettate sopra un bel tartufo; tagliate a fette sottili e lunghe un bel rognone di vitello (io l’ho aggiunto alla polpa dell’impasto… non impazzisco per il rognone…) e disponetele sopra a strati; indi, coprite col resto del composto. Deponete ancora circa 100 grammi di formaggio groviera fino, affettato sottilmente. Rosolate bene dando la forma di un salsiccetto, legate e cucite ai lati. 

In un recipiente adatto mettere un pezzetto di burro, qualche ritaglio di prosciutto, due fette di carota, un pezzetto di sedano ed una cipolletta intera; fate rosolare a fuoco vivo voltando sovente e spruzzando a poco a poco con mezzo bicchiere di marsala.

Avrete pronta una besciamella Beschamel fatta con un quinto di latte, piuttosto liquida che unirete appena evaporato il marsala; unite pure qualche mestolino di brodo, coprite e lasciate cuocere circa un’ora, possibilmente al forno. Toglietelo tosto, spruzzate la salsa, passatela allo staccino (filtratela), fatela restringere bene (rimettetela sul fuoco e fatela ridurre). Servitelo sopra uno zoccolo di buon risotto bianco, tagliate a fette regolari e drizzate sopra. In bella guisa, salsata con la sua salsa; dopo averle amalgamate quanto una noce di burro crudo.

L’abbonato Ercole della  Torre – Como

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Anche stavolta mi sono dilungata troppo. Che uno in un blog di fùd mica vuol star lì a leggere ‘ste lenzuolate. Vi volevo trascrivere anche quel bel consiglio dalla “Rubrica della Massaia Moderna” (che vedete sotto nelle foto, quella della prima pagina del giornale), firmato da Delia Notari, che spiega come si fa a capire se un uovo è fresco e come si può costruire facilmente un aggeggio chiamato “sperauova”, ma sarà per la prossima volta. Vi lascio invece con un -più corto- link ad un filmato di quegl’anni dell’Istituto Luce che mostra una sfilata in occasione del Convegno delle Moda a Cernobbio, sul Lago di Como, in onore al territorio di appartenenza dell’abbonato Della Torre Ercole, che scrisse questa ricetta:

Video da ARCHIVIO LUCE – CONGRESSO DELLA MODA, Cernobbio. 


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