Un’altra ricetta massaica da La cucina italiana del 1941, dal titolo curioso e invitante. Trattasi di uno sformato di baccalà con crostini al burro d’acciughe. E fin qua niente di strano.
A renderla interessante è di sicuro il titolo, la protagonista e la firma in calce: quella di Amedeo Pettini, capo cuoco del Re Vittorio Emanuele III di Savoia.Amedeo Pettini collaborò fin dal 1929 con LCI. Se il nome del capocuoco del Re non vi suona nuovo è perchè vostra bisnonna-madre-prozia-nonna-vicina ha sicuramente fra i libri di ricette il mitico Ricettario Carli. Nel 1936 il rinomato Oleificio Carli, produttore d’olio sopraffino fin dal 1911 e “fornitore della Real Casa“, ingaggiò Amedeo P. per curare il suo primo ricettario.
Per tornare al piatto, si tratta di una delle ricette contenute in un servizio più ampio dal titolo “La cucina della crocerossina“. Il boccone è composto da uno sformato di baccalà e salsa al latte o besciamella, accompagnato da crostini con burro d’acciughe. Semplicemente delizioso…
Me la immagino la crocerossina Clara! Giovane di buona famiglia, fragile e determinata, con la lindissima divisa bianca rossocrociata intenta ad aiutare i soldati feriti al fronte con la segreta speranza di salvare dalla morte certa e far innamorare perdutamente uno sdrucito milite…
La sindrome della crocerossina, per l’appunto. Era evidentemente una consuetudine per le ragazze di buona famiglia entrare a far parte della Croce rossa, forse ispirate dalle gesta della principessa Maria Josè: Il fascismo era determinato a sfruttare a fini propagandistici l’immagine delle crocerossine, anche in vista dei futuri impegni bellici del regime. Fu un grande evento, per esempio, il 26 marzo 1936, la partenza da Napoli per l’Africa Orientale, sulla nave ospedale «Cesarea», della crocerossina Maria José di Savoia. La principessa, neodiplomata e accompagnata dal principe Umberto e dalla regina Elena, salutò l’Italia mentre, come ricordano le cronache del tempo, la cantante Maria Uva intonava a piena voce «Faccetta nera». Nei giorni seguenti, immortalata nelle immagini dell’Istituto Luce, «Sorella Piemonte», come vaniva chiamata, diventò l’emblema di una missione umanitaria, ma anche la madrina delle camicie nere nella Guerra d’Etiopia (1935-36). In seguito all’insperata guarigione di un paziente ammalato di malaria fu addirittura invocata come santa e medici allineati con il regime ne certificarono le facoltà taumaturgiche.
La bella crocerossina in bianco e nero nella foto qua sotto è Maria Josè e qui potete godervi un reperto video dell’Istituto Luce che la riguarda.
COME SI FA
Ve lo consiglio vivamente questo piatto, semplice da preparare e buono da gustare. Cuocete a vapore il baccalà (dalla parola fiamminga kabeljaw, che significa “bastone di pesce”) come è descritto nella ricetta sottostante o nelle foto della preparazione, unitevi la besciamella o la salsa di latte (io ho optato per quest’ultima), poco grana e un niente di noce moscata. Otterrete un impasto omogeneo. Mettete il composto in uno stampo da forno, aggiungete un ulteriore strato di salsa di latte/besciamella e completate con del pangrattato e, se ve lo potete permettere, dei fiocchettini di burro. Mettete in forno. Preparate dei crostini di pane, tostati o fritti, e del burro impastato con pasta d’acciughe (la cremina violetta è crema di latte con aggiunta di cavolo cappuccio rosso, giusto per dare un tocco di colore). E sappiate che si conserva per un bel po’ e che, racchiuso in monodosi, può essere utile come “schiscetta” per le vostre pause pranzo. In ufficio come al fronte…
Ed eccovi il video appena realizzato (interamente con l’iphone) per il concorso di Scavolini #Cucinadasogno, fase 2.
Se butta bene, rischio di vincere una cucina su misura del valore di 10000 euro. Vediamo come va… 🙂
Ed eccovi anche l’articolo della rubrica Ieri e oggi dal numero di gennaio 2015 de La Cucina Italiana.
Fotografia di Riccardo Lettieri
Styling di Beatrice Prada
Preparazione dello chef Claudio Ceriotti del Rìd e Pacià di Legnano.
Quanto mi piace arrivare qua da te e scoprire queste ricette di altri tempi, davvero interessanti!!!!! Grazie Samanta, un abbraccio!!!
Occorre abbandonare, per un momento, la “realtà” della ricetta per calarsi nel bisogno di sostanza espresso nei testi e nelle immagini. Nel vino che vi propongo in abbinamento si può trovare il Cuore che guidava le gesta in quegli anni. Il colore , il gusto, i profumi, e gli aromi della barbera di Maria Bortolotti sono esaltati e fuori dalle regole come esaltato e “prima delle regole” era Dionisio, il Dio del vino ma prima di tutto Dio della natura.
Barbera Maria Bertolotti
http://www.mariabertolotti.it