La lavatrice logorava chi non ce l’aveva, mi pare ovvio. La pubblicità che vedete è tratta da LCI del 1955, l’anno della rivoluzione dei costumi, del boom economico, l’anno della messa in commercio della Fiat 600 (590.000 lire) che motorizzò l’Italia tutta. Il prezzo della lavatrice era di 136000 lire, mica poco, considerato che in quell’anno un operaio guadagnava circa 40.000 lire al mese. La lavatrice era un miraggio per la maggior parte delle massaie a quel tempo, anche se in auge già da parecchi anni. Come riporta Wikipedia, già alla fine del 1700 ci fu un tentativo di macchina per lavare i panni, sviluppato da un teologo bavarese, ma bisogna aspettare l’inizio del secolo scorso per arrivare al prototipo di lavatrice elettrica (1907). La lavatrice è considerata un tassello importante per l’emancipazione femminile (fa un po’ tristezza..), per il tempo che le massaie riuscivano a risparmiare. Altro che utero! La lavatrice è mia e me la gestisco io. Così almeno per le massaie con una buona posizione economica e sociale. Dubito fortemente che a quel tempo, la moglie dell’operaio, madre di 4/6 figli, magari del sud Italia o di qualche sobborgo di periferia metropolitana, potesse permettersi il lusso di dedicarsi al bridge con le amiche a suon di cordiale, mentre la lavatrice faceva il risciacquo.
Ben lontani dai dettami degli ambientalisti talebani, qui si promette un sistema esclusivo, un delicato ma lunghissimo lavaggio (molto più del necessario), a favore di capi puliti e non logori, profumati, agitati ma poco stropicciati:
La nuova lavatrice elettrica GCE impiega uno speciale sistema di agitazione dell’acqua, un sistema esclusivo, che elimina il logoramento della biancheria, sia pure la più delicata, anche se il tempo di lavatura venga prolungato molto più del necessario. Nessuna scrupolosa massaia può trascurare un così decisivo vantaggio!
La ditta produttrice, la CGE Compagnia Generale di Elettricità – Milano, fondata nel 1921, era la divisione italiana del famoso gruppo industriale statunitense General Eletric (quella di Edison, l’inventore della lampadina) e inizialmente si occupava della produzione degli apparecchi radiofonici, in particolare della Radio Balilla, famosissima negli anni ’30. Dopo varie peripezie, chiuse definitivamente i battenti nel 1994.
Quello che segue è il commento alla pubblicità di un’addetta ai lavori, Valentina Maran, arguta copywriter, scrittrice erotica e blogger per Grazia.it:
Drammaticamente attuale! Se mi faccio un pensata veloce veloce a spot e pubblicità di lavatrici, in genere è la figura femminile quella che ricorre, come allora. Ne ricordo una bellissima e immaginifica, da sogno, senza elementi sessisti: era quella di Acquaaltis. Onestamente poi, si… tutta la tecnologia ci ha aiutate ad essere più indipendenti, e se la lavatrice oggi non ci fosse sarebbe un problema per lo più femminile visto che la maggior parte degli italiani maschi non aiuta in casa. E questo è un dato statistico. Non ci siamo mossi di molto. Certo, se la pubblicità aiutasse a superare certi stereotipi, forse forse qualcosa cambierebbe, basterebbe un po’ di ironia…
Negli anni ’50 non c’era spazio per l’ironia (che anche al giorno d’oggi latita di brutto). Il boom economico incombeva, il consumismo dilagante cominciava a dilagare, “rateizzare” era un verbo abusato. Guardate queste altre due pubblicità, sempre da LCI, datate 1954:
Lo sguardo assassino della prima donnina mi spaventa. Calza il guanto come un killer consumato, ha l’occhio vispo come uno sniffatore cronico di candeggina. Cosa sarà andata a fare in quella giornata libera dal bucato?! E non mi dite che voi, massaie, quando riempite la lavatrice non usate la pelliccia! Io sempre! Forse la signora stava languidamente pensando al ritmo sobbalzante della centrifuga Bendix e alle possibili applicazioni sul piano erotico-ginnico-sessuale. Quella manina, quello sguardo voluttuoso… tutto lascia presagire che “il desiderio femminile” del claim non fosse solo possedere la lavatrice, ma esserne posseduta. Forse il copy era un uomo. Anzi, sicuramente.
Per chiudere in allegria e per capire il ruolo della donna negli anni 50 (o meglio, come veniva interpretata dagli uomini di quel tempo) vi invito a perdere qualche minuto (il tempo di un risciacquo) e guardarvi questo meraviglioso video del 1958, dal prezioso archivio dell’Istituto Luce.