1900 PASTICCIO DI PICCIONE

Troppe cose da fare e poco tempo per farle, ecco la verità. Vorrei provare, cucinare e postare tutti i giorni un piatto storico, una ricetta onomastica, una vivanda autarchica o primonovecentesca, ma purtroppo sono una massaia freelance con partita iva e mille lavori a cui badare ed è tanto se posto una volta al mese.

Per fortuna ci sono le amiche cuciniere, Roberta e Silvia, che, prese da verace passione per le preparazioni d’antan, sperimentano con me.

È la volta di Roberta Libero, la massaia di Montagnana (Pd), del Pasticcio di piccione e delle sue vecchie foto di famiglia. 

Samanta

pasticcio di piccione 3

 

Correva l’anno 1900, spartiacque tra il XIX e il XX secolo. Già passare da un anno all’altro genera in noi una certa irrequietezza, figuriamoci entrare in un nuovo secolo! Quante aspettative, programmi, promesse di cambiamento, progetti di rinnovamento e speranze di un mondo migliore, spesso disattese!

Paris_1900

Nel 1900 si svolse l’Esposizione Universale di Parigi, la foto qui sopra mostra un momento dell’apertura ufficiale, avvenuta il 14 aprile.

Tra le grandi novità presentate all’Esposizione ce ne fu una che vinse la medaglia di bronzo pur non essendo uno strumento rivoluzionario. Era, infatti, una bambola, una semplice bambola, ma ricca di significato: la Matrioska, tipico giocattolo della tradizione russa.

Che strano, io pensavo che avesse un’ origine molto più antica ed è nata, invece, a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Ispirata alle bambole di legno diffuse nelle campagne fu “inventata”da Savva Mamontov , ricco industriale russo; si diffuse rapidamente in tutto il mondo diventando simbolo della Russia, ma anche di storie, vicende e situazioni a incastro. Oggetto affascinante che, come le scatole cinesi, ispira complicati intrecci di racconti misteriosi. Cercando tra le mie foto, in cerca di ispirazione, mi imbatto in una grande busta bianca con questa scritta: “I grandi misteri.

Proprio quello che mi serve.

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Sono immagini color seppia di persone sconosciute ingessate in pose statiche. Le donne indossano lunghi abiti severi e gioielli modesti; i drappi dipinti, appesi come sfondo, sono ingenuamente usati per rendere tutto più “elegante” nascondendo sommariamente i muri scrostati. Neppure la mamma era riuscita a riconoscere tra di loro qualche parente o affine alla famiglia.

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Chi sei?”avevo scritto su una di queste foto-cartolina. Come avranno fatto ad arrivare a casa nostra? Forse nascoste in una grande matrioska? Sono anch’esse testimonianze di vita, quella di un piccolo paese tranquillo, così lontano dalla rutilante Belle Epoque che imperversava a Parigi!

stazione del tram

 

Nel 1900 esce il primo libro italiano di cucina scritto da una donna. “Come posso mangiar bene? Libro di cucina con oltre 300 precetti e 756 ricette di vivande comuni, facili ed economiche adatte agli stomachi sani e a quelli delicati.”

L’autrice è Giulia Ferraris Tamburini, pubblicato da Ulrico Hoepli, Editore e Libraio della Real Casa, e inserito come manuale della Biblioteca delle famiglie. Rivolto alle massaie che dovevano provvedere a mille incombenze domestiche, ha un tono pratico e veloce, senza troppi ghirigori. Avrà un certo successo con 7 edizioni, di volta involta rinnovate fino al 1935.

come posso mangiar bene

A pagina 297 troviamo il Pasticcio di piccione, ricetta intrigante ed elaborata.

Un involucro di pasta frolla nasconde uno letto di maccheroni che accoglie un saporito intingolo di piccione brasato, funghi secchi e tartufo.

LA RICETTA ORIGINALE

 

pasticcio piccione 1

pasticcio piccione 2

Ho cercato di seguire la ricetta alla lettera, cambiando solo qualche particolare. Ho ridotto la quantità di zucchero nella pasta frolla; 50 grammi sono sufficienti, secondo me, per mantenere il dolce senza interferire troppo sul ripieno e ho disossato il piccione. Con le ossa ho preparato un fondo bruno con il quale ho condito i maccheroni. Il dolce, il salato, il croccante… e il morbido? Oddio, mancava l’elemento cremoso. Ho rimediato subito accompagnando il pasticcio con porcini trifolati e una salsa al formaggio. Oh, sì, così è perfetto! Un po’ laborioso, ma davvero buono. Da provare!

Roberta Libero