Accidenti! Ho perso il giro! Avrei dovuto pubblicarla per la notte di Halloween, ma mi sono persa. Vi confesso che non è una ricorrenza che mi piace festeggiare. Non la sento mia, non mi interessa travestirmi né far paura a chicchessia. Festeggio a malapena il Natale e le altre feste comandate (si, sono atea), figuratevi Halloween.
E’ la ricetta presente su La cucina italiana del mese di ottobre e ora anche sul nuovo sito LCI, con il quale collaboro da qualche settimana. Continuerò comunque a pubblicare gli articoli anche qui sul sito massaico, così da avere in memoria tutte le ricette testate.
Il 1967 fu l’anno del primo trapianto di cuore, di Ciao amore, ciao cantata da Luigi Tenco al festival di Sanremo subito prima di togliersi la vita, della morte di Totò e di Che Guevara, della Guerra fredda e di quella del Sinai, delle prime manifestazioni studentesche, preludio dei moti sessantottini. Milano, città natale di Roberto Brivio, protagonista della nostra ricetta, era il centro nevralgico delle proteste e del fermento politico: tra un corteo e uno slogan, ci si divertiva con il cabaret che, in locali come il leggendario Derby, viveva la sua epoca d’oro, con Enzo Jannacci, Giogio Gaber, Dario Fo.
Fra i gruppi più dissacranti e conosciuti di quel periodo spiccavano i Gufi, formati dal cantamacabro Brivio, cantante e autore, il cantastorie Nanni Svampa, il cantamusico Lino Patruno e il cantamimo Gianni Magni. Bombetta e occhiali, nerovestiti, i Gufi offrivano al pubblico una parodia della società dell’epoca, attraverso una comicità surreale, gag teatrali in dialetto milanese e ballate macabro-satiriche. Non stupisce dunque la scelta di questa lugubre insalata per la rubrica I Gentleman chef, coerente con la filosofia del gruppo, preparata da Brivio, l’unico del gruppo a saper cucinare: la mia passione autentica sono le insalate, anche perché posso provvedere a qualche invenzione di insalate particolari in qualunque posto io mi trovi.
Particolare lo è di certo, buona e acidula, perfetta come piatto unico o come accompagnamento ad una preparazione più complessa come l’anatra al gufo, l’altra ricetta proposta da Brivio in questo lungo articolo scritto da Giuseppe Gozzi, che lo riassume così: “Uno dei personaggi più importanti del moderno cabaret italiano, uno dei Gufi, un gruppo che lavora in equipe in ordinata anarchia, autore di suggestive, divertenti ricette-canzoni e… di buoni piatti”.
Roberto Brivio oggi
La copertina del 1967