1930 LA TORTA DI MAZZINI

“L’EDUCAZIONE E’ IL PANE DELL’ANIMA”

La torta di Mazzini è una delle prime ricette di “archeologia culinaria massaica da LCI” che testai, postata solo su FB. E’ ovvio che salta agli occhi con un titolo così. E’ passato più un anno da quel pomeriggio a casa di Annalisa, l’amica con cui mi divertivo a cucinare e che potete intravedere nella foto con il grembiule rosso, che io mica ce l’ho quel figurino lì! Ricordo che ci sorprese vederla lievitare in fase di cottura senza l’apporto di nessuna polverina lievitante (sullo sfondo si potevano udire urletti di meraviglia e stupore, tipici di noi massaie) e ci stupì l’acuto gusto finale, come se avessimo appena riportato alla luce un reperto archeologico nascosto da secoli. Mi fa sto effetto cucinare le ricette d’antan, mi sento un po’ l’Indiana Jones del gusto perduto.

Torta di Mazzini che compare in ben due numeri di LCI: nel 1930 e come “Dolce di Natale” nel dicembre 1932. E a giusta ragione! Perché, sappiatelo, questa torta marroncino smorto è incredibilmente buona, acidula al punto giusto, fresca e sostanziosa, briosa e mai grassa. Gusto, cultura e storia, che volere di più!? 

Buona, dicevamo, che a me i dolci troppo dolci non piacciono molto. Succo di limone a gogò a vivacizzare e rinfrescare  il morso di pasta sfoglia, uova zucchero e mandorle pestate alla bell’e meglio (ocio!, non usate la farina di mandorle, prendete delle mandorle pelate e dateci dentro col mortaio o passateci sopra con un mattarello, è importante per sentirne la croccantezza). Sappiate, o massaie, che 1 oncia corrisponde a 28,3495231 grammi, ma possiamo arrotondare a 30 grammi e non se ne parla più.

Dunque, io e Mazzini abbiamo gli stessi gusti in fatto di dolci… Dopotutto anche a lui, come a me, piaceva il cioccolato e il caffè (corto e senza zucchero). Sembra che Pippo (così veniva chiamato fra le mura domestiche) fosse un estimatore della buona cucina e in particolare di torte e dolci vari. A differenza mia, come si può dedurre dalle foto che lo ritraggono in tutta la sua magrezza, il patriota Mazzini non era un ghiottone, gli bastava poco per saziarsi, probabilmente sapeva apprezzare con parsimonia, con garbo, badava più alla qualità che alla quantità. 

Ah! Quante cose può ancora insegnarci quest’uomo. 

Col senno di poi, una pasta alla carbonara sarebbe stata più rappresentativa, più aderente alla sua storia, ma d’ora in poi possiamo omaggiare e celebrare le gesta del patriota Mazzini offrendo ai nostri figli la Torta omonima, la merenda perfetta, instillando in loro perle di saggezza patriottica ed esortandoli a lottare per i propri ideali, come fece il nostro eroe.

Eccovi la ricetta trascritta, l’introduzione e la conclusione è scritta da Egisto Roggero, di cui parleremo dopo, e la ricetta firmata da Mazzini è la parte centrale, in rosso:

______________________________________________________________________________________________

LA TORTA DI MAZZINI

In una delle lettere che G. Mazzini scriveva alla madre (1834-46), da Grenchen (Svizzera), si trova questa sua ricetta che credo interessante. 

“Prima di dimenticarmi, voglio mantenere la mia promessa. Eccovi la ricetta che vorrei faceste e provaste, perché a me piace assai, traduco alla meglio, perché di cose di cucina non m’intendo, ciò che mi dice una delle ragazze (della casa ove M. abitava) in cattivo francese: Pelate e pestate fine fine tre oncie di mandorle, tre once di zucchero fregato prima ad un limone, pestato finissimo. Prendete il succo di un limone, poi due gialli d’uovo, mescolate tutto questo e muovete, sbattete il tutto per alcuni minuti , poi sbattete i due bianchi di uovo quanto potete: “en neige”, dice essa, come la neve, cacciate anche questi nel gran miscuglio, tornate a muovere. Ungete una “tourtiere”, cioè un testo da torte, con butirro fresco, coprite il fondo della tourtiere con pasta sfogliata, ponete il miscuglio nel testo, su questo strato di pasta sfogliata, spargete sopra dello zucchero fino e fate cuocere il tutto al forno.”

Avete inteso? Dio lo sa! Mi direte poi i risultati: intanto ridete. Posso aggiungere che diligentemente manipolato secondo questa ricetta (apparsa in un mio libro sulla giovinezza del Mazzini pubblicato da Zanichelli nel 1921), una famiglia amica mi offerse alla fine di un pranzo cortese questo dolce mazziniano, e lo trovammo squisito. Lo segnalo quindi a tutti i lettori ammiratori di Mazzini.

EGISTO ROGGERO

______________________________________________________________________________________________

Ricapitolo: 85 grammi circa di zucchero (io ne ho usato un po’ meno, circa 60gr.), 85 gr di mandorle, due rossi d’uovo e due bianchi montati a neve, succo di un limone bello grosso e succoso. Sbattete insieme lo zucchero e i rossi d’uovo e poi aggiungetevi le mandorle pestate. Unite al composto il succo del limone, sbattendo bene e a lungo. Incorporate poi delicatamente il bianco a neve. Versate nella tortiera dove avrete steso la pasta sfoglia e metteteci sopra un velo di zucchero fine e un po’ di zucchero a velo. In forno a 180 gradi per circa 30/35 minuti. Si può servire con della panna montata, è la morte sua. 

Ma torniamo a Mazzini, come avete letto, la ricetta della torta arriva da una delle tante lettere che Pippo scrisse alla madre durante uno dei suoi esilii in Svizzera. Anzi, peggio, perché a Grenchen, nel canton Soletta, Mazzini era esule e pure clandestino. «Gli Svizzeri, anche patrioti, non sono gran cosa in fatto di spirito Europeo, o simpatia per gli altri popoli», scrisse nell’ottobre del 1832, e difatti due anni dopo la Svizzera cedette alle pressioni degli austriaci e decretò l’espulsione per gli esuli italiani che avevano partecipato ai moti di insurrezione in Savoia. Un po’ se l’era cercata, ammettiamolo. Mazzini entrò in clandestinità e nel settembre del 1834, dopo un lungo girovagare, arrivò a Grenchen dove rimase per un anno e mezzo, ospite del direttore dello stabilimento termale Bachtelen (foto sotto). Poteva andargli peggio, dopotutto. Clandestino, esule, rivoluzionario, carbonaro, ma con la pelle setosissima.

Il nostro eroe vi rimase fino a quando fu arrestato dalla polizia cantonale con l’obbligo di lasciare la Confederazione entro 24 ore. A sua difesa si schierò l’assemblea dei cittadini di Grenchen, che cercò di conferire a Mazzini la cittadinanza (122 voti a favore, 22 contrari) per evitare il rimpatrio. A nulla valsero gli sforzi e Mazzini dovette far ritorno in Italia.

E se vi pare che, già così, questa ricetta sia abbondantemente intrisa di avvenimenti e personaggi illustri, è perché non vi ho ancora presentato lui, Egisto Roggero (Genova 1967-Milano 1930)! Niente a che vedere con lo spirito rivoluzionario e battagliero del  patriota Mazzini, ma, almeno per me, decisamente interessante. 

Scrittore, romanziere, divulgatore scientifico, viaggiatore, sociologo, sceneggiatore teatrale, personaggio molto noto all’epoca e neanche una foto disponibile sul web. Fra i numerosi romanzi, racconti, saggi e guide, c’è anche un tomo dedicato proprio a Mazzini dal titolo “La giovinezza morale di Giuseppe Mazzini” (edito da Zanichelli nel 1921, come racconta lui stesso nella descrizione della ricette, ed ecco spiegato il perché della scelta di questo dolce per Lci), ma quello che ha destato la mia curiosità è di sicuro “Gli enimmi della scienza moderna: realtà di domani”, edito da Hoepli proprio in quel 1930.

Potete vedere sotto, fra le foto, la copertina e un’immagine tratta dal libro. Non è meraviglioso?! Egisto mi ha aperto un mondo di link e più che Piero Angela mi ricorda Roberto Giacobbo, con quelle sue congetture (peraltro supportate, afferma Roggero, da esperti in materia) sul futuro e la colonizzazione di altri pianeti. Un argomento sempre attuale che, ora come allora, scatena la fervida fantasia di scrittori, sognatori, divulgatori scientifici e registi. Giusto, il cinema (fantascientifico)!  E’ del 1926 o ’27 il capolavoro del regista austriaco Fritz Lang “Metropolis”, film universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, che raccontava di come sarebbe stata la vita sulla nostra terra nel 2026 (non un granché, ovviamente), ed è del 1930 (anno della prima pubblicazione della ricetta su LCI) il delizioso e assurdo “Just Imagine” (in italiano il titolo è “I prodigi del 2000”) di David Butler, commedia musicale fantascientifica, dove non si parla di mondi lontani o pianeti da colonizzare, ma della vita a New York dopo 50 anni, nel 1980, fra matrimoni imposti dal governo e abolizione del nome proprio in favore di un codice numerico. Vi consiglio di vederne almeno l’inizio. 

Fateci caso, la copertina del libro di Roggero rimanda al manifesto del film Just Imagine, con un po’ di Metropolis, non trovate? Kazzenger, lo voglio, dev’essere mio!

La ricetta mazziniana altro non è che un espediente per promuovere il suo libro appena uscito, sient‘ammè!, ma grazie lo stesso, Egisto. 

LA TORTA DI MAZZINI | LCI 1930 1932mazzini impasto

just Imagine
LA TORTA DI MAZZINI | LCI 1930 1932tortina mazzini

 

 

 

 


4 Comments

  • Valentina ha detto:

    Brava la mia massaietta moderna! Mazzini la sapeva lunga, sarà pure marroncino ma…dove c’è marrone c’è caffè, cacao, cioccolato in genere e…pure la nutella. Se ci fosse stata ai suoi tempi, chissà …;)
    un abbraccio, Vale

    • massaie moderne ha detto:

      grazie, mia cara Vale, mi lascio prendere la mano e finisco a parlare di cinema fantascientifico… 🙂

      • Patrizia ha detto:

        Buongiorno Samanta, ieri 8 marzo ho partecipato con la mia amica Giusy all’incontro organizzato da Eataly, sono
        stata colpita dalla vostra professionalita’ sapientemente abbinata al buon gusto e alla simpatia che ognuna di voi ha
        emanato, vi ringrazio per la piacevole serata che ha fatto apprezzare il senso dato a questa giornata in cui non sempre si ha voglia di festeggiare in modo banale. Non ero a conoscenza di questo gruppo ma ora sicuramente vi seguiro’ con attenzione anche per le ricette proposte che arricchiranno sicuramente il mio quaderno. Grazie ancora Patrizia

        • massaie moderne ha detto:

          Grazie a te, Patrizia, per essere venuta e aver colto il senso della nostra festa 🙂 è proprio quello che avevamo pensato ed è stato molto divertente e nuovo anche per noi.

Comments are closed.