1911 BUDINO PIETRI DORANDO

“Il più grande campione podista italiano, di professione pasticciere a Carpi (Emilia)”.

 Alberto Cougnet presentava così Dorando Petri, in una postilla alla ricetta numero 3849 del suo meraviglioso L’arte cucinaria in Italia, 1911, secondo volume.

Chiariamolo subito:  Dorando è il nome e Pietri il cognome.  Cougnet si è sbagliato, è evidente.

Ve la faccio breve, devo lasciare lo spazio a  Tamara che ha preparato il budino e ha fatto le foto, con grande dispiego di uova e fatica. Dice che è buono da matti e che ha una cotta per Dorando.

La storia di Dorando Pietri

 “La grande impresa dell’italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici“.
Arthur Conan Doyle

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Un atleta mitico e un abile pasticciere. Pure carino, a giudicare da questa foto.

Dorando nacque Correggio il 16 ottobre del 1885. Ben presto si trasferì con la famiglia a Carpi, dove il padre aprì un negozio di frutta e verdura. A 14 anni iniziò a fare il garzone alla Pasticceria Roma e nel tempo libero si allenava con la bici o correndo. Nel 1904 partecipò a Bologna alla sua prima competizione, arrivando secondo. L’anno dopo, a Parigi, vinse la sua prima 30 chilometri, con un distacco di 6 minuti dal secondo classificato.

Nel 1906, Durando ebbe la prima grande delusione: dopo aver vinto la maratona di qualificazione ai Giochi Olimpici intermedi di Atene, dovette ritirarsi per problemi intestinali a metà gara, mentre era al comando. Mannaggia!

Il 7 luglio del 1908, riuscì nell’impresa mai ottenuta prima nel nostro Paese: vincere la maratona di 40 km, nella sua Carpi, in 2 ore e 38 minuti. Ormai era un atleta temuto a livello internazionale. 

Tonico e preparatissimo, dopo mesi di allenamenti, Petri si apprestava ad affrontare la maratona olimpica, prevista a Londra il 24 luglio.

Il giorno della sua epica impresa.

Una giornata troppo calda ed afosa per il clima inglese, per Dorando (pettorale numero 19) e per gli altri 55 atleti. Molti di loro non riuscirono a completare la gara, sopraffatti dalla disidratazione e dalla stanchezza per un ritmo di gara troppo sostenuto. Dorando giocò bene le sue carte, riuscendo ad arrivare alla testa del gruppo al 39° chilometro. L’eccessivo dispendio di energia portò Pietri ad un calo di energia e di lucidità, tanto da fargli sbagliare direzione una volta arrivato nello stadio.

pietri

Gli ultimi 500 metri della gara durarono circa 10 minuti, durante i quali Dorando cadde esanime diverse volte, aiutato a rialzarsi da  giudici e medici, riuscendo ad arrivare al traguardo.

Primo! Purtroppo fu squalificato per aver ricevuto gli aiuti durante la gara. La medaglia d’oro venne assegnata all’atleta statunitense Johnny Hayes.

Nello stadio, a seguire la drammatica gara di Pietri c’erano 75000 persone, commosse dallo sforzo disumano dell’atleta italiano, fra le quali anche Sir Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, all’epoca reporter sportivo per il Daily Mail.

Fu proprio Conan Doyle a proporre di assegnare un premio speciale a Dorando per la sua mancata vittoria, una meravigliosa coppa d’oro che gli fu consegnata direttamente dalle mani dalla regina Alessandra.

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Conan Doyle suggerì anche al Daily Mail di aprire una sottoscrizione per raccogliere fondi per permettere a Pietri di aprire una panetteria al suo ritorno in Italia. Insomma, una sconfitta che fu una vera vittoria. Notorietà, inviti, gare e sfide organizzate per lui in tutto il mondo.

Il resto della bella storia la potete leggere qui, ne vale la pena.

Questo, invece, è il video della mitica gara di Londra.

Chissà se il Budino è una creazione di Dorando, visto che Cougnet ci tiene a ricordarci che Pietri era anche un pasticciere, o se è solo un omaggio alla sua grande impresa. Nel 1911, Dorando era in giro per il mondo a correre e sfidare, ospite gradito e acclamato.

Ma veniamo alla ricetta. Tamara ai fornelli. E’ lunga, preparatevi.

LA RICETTA

Di Tamara Pallaro

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Questo dolce non poteva che essere dedicato ad un atleta, non fosse altro per il valore energetico che una fetta di questo budino vi regala, tra le note morbide del burro e quelle acidule delle amarene. Fette di un rotolo farcito con crema al pistacchio, al cognac e marmellata di fragole formano il guscio, al suo interno crema al burro, uvetta e amarene.

Un dolce impegnativo, più nella consumazione che nella preparazione, che merita un momento tutto suo piuttosto che in conclusione del pasto. Partite quindi con lo stomaco vuoto, una  tazza di tè caldo e riguardatevi le foto di questo atleta, che arrivò talmente stremato alla fine della maratona da essere accompagnato dai giudici di gara al traguardo, per poi perdere la medaglia d’oro ed essere squalificato proprio per questo aiuto in extremis.

Dì la verità, Dorando… altro che stremato, t’eri mangiato una fetta di budino di troppo, eh?!

La versione che ho preparato ha subito delle modifiche per venire incontro alla salute dei miei commensali ed evitarne l’infarto 😉

Ho sostituito la crema pasticciera all’interno del rotolo con della semplice crema al latte, ho preparato della marmellata di more e ridotto le dosi per il ripieno, aggiungendo del latte. 

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Ingredienti

Per la crema al latte

500 ml di latte intero

35 g di farina 00

35 g di amido di riso (oppure mais)

un cucchiaino di crema di pistacchi

un cucchiaino di cognac

Fate scaldare il latte, prelevatene un bicchiere e versatelo sopra alla farina e all’amido. Mescolate bene in modo che si sciolgano, unite al resto del latte e cuocete per 10 minuti a fuoco dolce, fino a quando la crema si sarà addensata. Dividete la crema in due ciotole. In una aggiungete la crema di pistacchi, mentre nell’altra un cucchiaino di cognac. Fate raffreddare le due creme coprendole con della pellicola trasparente a contatto con la superficie della crema.

Per il biscuit

4 uova

120g di zucchero semolato

90 g di farina

mezzo cucchiaino di lievito per dolci

Montate le uova con lo zucchero usando le fruste elettriche oppure la planetaria. Una volta che saranno diventate molto chiare e spumose aggiungete la farina e il lievito setacciati e mescolate con una spatola delicatamente e dal basso verso l’alto.

Versate l’impasto su una teglia 30×40 coperta da carta forno, livellate bene e cuocete in forno preriscaldato a 180° per 15 minuti (fino a doratura).

Appena uscito dal forno appoggiate la superficie su un canovaccio pulito e cosparso di zucchero a velo e togliete delicatamente la carta forno dal biscuit.

Quando il biscuit è ancora tiepido create tre striscia parallele con la crema al pistacchio, la marmellata di more e la crema al cognac.

Arrotolate aiutando con il canovaccio e fate raffreddare in frigorifero per 3 ore.

 

Per la crema al burro

80 g di burro

200 g di zucchero

4 uova

25 g di farina

25 g di maizena

200 ml di latte

vaniglia

100g di amarene sciroppate

In un pentolino fate sciogliere il burro a fuoco dolce. Togliete dal fuoco e aggiungete lo zucchero, la farina e l’amido. Unite i tuorli, la vaniglia e il latte tiepido e rimettete sul fuoco, portando a bollore e cuocendo per 15 minuti a fuoco dolcissimo.

Una volta formatasi la crema fatela raffreddare. Montate gli albumi a neve ferma e uniteli alla crema fredda, mescolando delicatamente.

Tagliate il rotolo farcito a fette di un paio di centimetri di spessore, disponetele in uno stampo semi sferico foderato con della pellicola trasparente formando un guscio. Versare metà della crema, le amarene e poi la restante crema al burro.

Chiudere la cupola con le fette rimanenti, coprire con la pellicola trasparente e far rapprendere in frigorifero per una notte.

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